Per tutelare le persone più vulnerabili Bergamo risponde con il patrimonio dei propri volontari

Bergamo è stata “La città dei mille volontari” durante la prima ondata dell’emergenza covid19, ma anche in questi giorni 200 nostri concittadini sono ancora attivi per portare la spesa, le mascherine, i farmaci a casa delle persone più vulnerabili. Ne ha parlato l’Eco di Bergamo nei giorni scorsi: vi proponiamo qui il racconto di Alessio Malvone, che ha seguito alcuni volontari nel loro giro quotidiano.

Comune di Bergamo

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«Questo servizio ci sorprende piacevolmente, per noi è significativo anche dal punto di vista psicologico». Il commento di una coppia di ottantenni residenti in via Mazzini nel momento in cui ricevono la spesa da Maria Nosari, trentacinquenne volontaria di «BergamoXBergamo», racchiude il senso e l’ importanza del volontariato ai tempi del coronavirus.

Ma ancora più che le parole sono gli occhi a comunicare. Occhi che sorridono, esprimendo gioia, gratitudine e voglia di incontro e relazione.

Prima della consegna della spesa, sull’ uscio della porta di casa la tenera coppia di anziani incrocia lo sguardo della giovane volontaria e si crea subito un legame, un’ unione. Lei ex insegnante e psicologa, lui ex insegnante e preside, non smettono di ringraziare Maria per aver fatto un gesto semplice e allo stesso tempo prezioso. Il servizio non sta solo nella praticità e concretezza della consegna della spesa, ma anche nell’ incontro: per questa coppia di anziani, così come per moltissime altre persone più fragili, parlare con la giovane volontaria rappresenta anche la possibilità di confrontarsi e ritrovare un po’ di senso di normalità che il coronavirus ha loro drammaticamente rubato, costringendoli chiusi in casa il più possibile per evitare rischi. «Sono stati davvero molto riconoscenti. A me hanno espresso gioia, speranza e unione», racconta emozionata la volontaria Maria Nosari. Lei è un’organizzatrice d’ eventi, un settore che con la pandemia ha subito e subisce tuttora un duro colpo, restando praticamente quasi sempre fermo. Così, ferma nel lavoro, Maria non ha voluto restare con le mani in mano ma già a marzo, quando la pandemia ha investito pesantemente e drammaticamente la nostra provincia, ha deciso di far parte del gruppo di volontari di «BergamoXBergamo».

«Le motivazioni che mi hanno spinta — racconta — sono state la voglia di rendermi utile per la comunità e di aiutare le persone più fragili. Io avevo già familiarità con questo mondo: sono stata in Africa, in Malawi, come volontaria e da più piccola avevo fatto anche un’ altra esperienza all’ oratorio di Pignolo». A marzo, come dicevamo, si è aggregata ai volontari di «BergamoXBergamo», occupandosi della consegna di spesa, farmaci, pasti, mascherine e ha continuato a farlo fino al mese di maggio.

Poi tra la metà di giugno e la metà di luglio si è resa disponibile anche durante i test sierologici gratuiti organizzati dal Comune di Bergamo, occupandosi dell’ accredito dei cittadini e fornendo loro informazioni e assistenza.

Ora, da circa una settimana, è stata richiamata del Comune di Bergamo e, senza pensarci un attimo, sta continuando a donare il suo tempo agli altri: ha già ricominciato ad effettuare consegne di spesa, farmaci, pasti e mascherine.

«Gli anziani che ho incontrato in questi giorni — sottolinea Maria — restano a casa anche su consiglio dei medici, proprio per evitare qualsiasi tipo di rischio. La differenza che ho notato rispetto a marzo è che in questi giorni, sempre con le dovute distanze e precauzioni, gli anziani hanno più voglia di interfacciarsi, di vedere qualcuno. Fanno molte domande, si relazionano più volentieri».

Tanti anziani dall’ inizio dell’ emergenza, infatti, sono quasi sempre rimasti chiusi in casa ed è anche per questo che il volontariato diventa anche un supporto dal punto di vista psicologico, rendendo i pochi momenti di incontro una sorta di breve ma preziosa socialità ritrovata.

«Questo servizio non è solo utile a livello pratico — ha sottolineato la coppia di ottantenni di via Mazzini — ma ci dà anche l’ impressione di non essere abbandonati. Noi siamo sempre stati attenti, uscendo solo per lo stretto indispensabile e, in questi giorni che i casi di coronavirus stanno tornando ad aumentare, l’ opportunità di farci consegnare la spesa da questi gentili volontari diventa ancora più preziosa».

Dalla pensionata alla studentessa, passando per l’ editore e la lavoratrice dello spettacolo.
I volontari di BergamoXBergamo, piano di intervento organizzato dal Comune di Bergamo nel mese di marzo, hanno profili differenti per età e professioni, ma quello che li unisce è sicuramente la voglia di aiutare il prossimo, attivandosi in prima persona.

Cinzia Maffeis ha 61 anni, abita a Redona ed è una pensionata. «Io avevo già esperienza nel mondo dell’ associazionismo — racconta — perché faccio parte di una Banca del Tempo. Poi c’è stata la richiesta di fare qualcosa per il proprio quartiere e da marzo fino a maggio ho coordinato la squadra dei volontari di Redona: erano 23 persone che consegnavano pasti, spesa a domicilio e farmaci. Poi ho continuato a restare disponibile e abbiamo anche fatto delle riunioni con il Centro Servizi Volontariato e il Comune, anche per non disperdere questo potenziale umano che si era concretizzato nei mesi precedenti. Il Comune ha sempre tenuto i contatti e qualche giorno fa ci ha mandato una mail per ricompattare nuovamente le squadre e mi sono resa disponibile. In questo periodo io sto anche partecipando ad un progetto del Comune per la digitalizzazione degli over 65. Ho deciso di fare la volontaria perché mi piace fare qualcosa per gli altri e ho tempo libero che mi permette di farlo. Mi sto mettendo in gioco ed è una bellissima esperienza anche dal punto di vista umano».

Candelaria Romero ha 47 anni, abita a Valtesse ed è una lavoratrice dello spettacolo. «Io sono stata coordinatrice della squadra di volontari di Valtesse nel periodo di marzo, aprile e maggio. Poi siamo sempre rimasti in contatto con il Comune e abbiamo anche fatto alcuni incontri fino a quando, circa 2 settimane fa, sono stata richiamata e mi sono resa ancora disponibile. Per me nei mesi della massima emergenza è stato un aiuto uscire e dare una mano, anche dal punto di vista emotivo. Non ce la facevo a stare a casa e preoccuparmi senza fare nulla. Poi per me fare volontariato è una cosa abbastanza naturale: facendo teatro e narrazione, dal 2013 coordino 170 volontari che in città raccontano storie nelle biblioteche».

Marco Levati ha 27 anni, abita in via San Bernardino e fa l’ editore. «Anche io ho già fatto il volontario la scorsa primavera, consegnando mascherine, saturimetri, cibo, farmaci. Mi hanno ricontattato settimana scorsa è ho detto subito sì. Lo faccio anche per una questione caratteriale: non riuscivo a restare a casa davanti alla tv vedendo una situazione così drammatica, non è nella mia indole. È la stessa motivazione che mi spinge ora: io sono giovane e sano e non vedo perché non aiutare chi ne ha più bisogno. Quello che più mi ha colpito è stato vedere gli occhi pieni di riconoscenza delle tante persone che ho avuto modo di incontrare».

Annapaola Corona ha 24 anni, abita a Redona ed è una studentessa universitaria. «Nel periodo del lockdown avevo letto su L’ Eco di Bergamo e sui social alcune testimonianze dei volontari, così in questa fase ho deciso di partecipare: la voglia di rendermi utile mi ha spinta a impegnarmi in prima persona. Secondo me è un dovere di noi cittadini dare una mano ed è bello vedere i giovani che si impegnano e aiutano la propria città».

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