Nuovo Pgt di Bergamo, un argine al consumo di suolo

L’Amministrazione è al lavoro per prevedere un taglio di 800 mila metri quadrati di aree edificabili rispetto al piano vigente e per costituire la cosiddetta «dorsale del riuso». Il Corriere della Sera di Bergamo intervista l’Assessore Francesco Valesini: «Riqualificazioni, regole più facili».

Comune di Bergamo
5 min readOct 22, 2021

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L’elaborazione del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) di Bergamo è quasi conclusa. Sabato 16 ottobre c’è stato l’ultimo laboratorio (il terzo) con i cittadini, l’ultimo di una serie di 21 appuntamenti nei quartieri. È un percorso di partecipazione che ha affiancato la stesura da parte della giunta Gori e dei suoi consulenti, con la definizione di una precisa filosofia: stop al consumo di suolo nelle aree libere e porte spalancate alle riqualificazioni nelle aree già costruite. A novembre è previsto il deposito della Vas, la Valutazione ambientale strategica. Poi ad esprimere pareri sul piano regolatore della città saranno altri enti, a partire dalla Provincia. «Stimiamo di arrivare all’adozione verso l’estate 2022», dice l’assessore alla Riqualificazione urbana, Francesco Valesini. A quel punto, il Pgt sarà legge per le operazioni urbanistiche ed edilizie in città.

La partecipazione, confida l’assessore, non è stata un passaggio semplice. «I cittadini tendono, per esempio, a confondere un Pgt con un Piano delle opere pubbliche — spiega — . E poi si rischia di parlare sempre con le stesse persone, molto attive, riunite in comitati e associazioni. Alcune categorie, tipo i giovani, sono rimaste fuori da questo percorso. È un limite, dovremo affrontarlo».

Ma la partecipazione ha permesso di trovare nella cittadinanza una consonanza con la filosofia di fondo del Piano. «C’è una posizione netta — spiega Valesini — sul tema del consumo di suolo, lo dimostra il rafforzamento della cintura verde e una scelta che ha un notevole peso, l’allargamento del Parco dei Colli nelle zone a Ovest, a Sud e a Est della città. Sono scelte di natura ambientale molto orientate. Il controcanto è l’idea che, al suo interno, la città si possa e si debba densificare, dando la possibilità a soggetti che vogliono investire in riqualificazioni di farlo con regole più semplici, chiare, meno complesse rispetto al Pgt del 2010. Lo dimostra anche la consistenza delle norme del Piano, ridotte a una cinquantina di pagine contro le 150 di prima».

Nel tentativo di fermare il consumo di suolo, il nuovo Pgt pone un obiettivo ambizioso: riportare una porzione importante del territorio cittadino da edificabile ad agricola. «Ci siamo dati la dimensione di 800 mila metri quadrati di aree che vengono riconsegnate a destinazione agricola. Sono aree libere che hanno potenzialità edificatorie, che vengono restituite alla loro destinazione naturale — spiega l’assessore — . Molte di queste aree sono private». Per portare a casa l’obiettivo, l’amministrazione dovrà trattare con i proprietari e potrebbe non essere semplice. «Adesso è presto per parlare di ogni singola area — frena Valesini — , le vedremo quando il documento sarà pubblicato, poi ci sarà spazio e tempo per le osservazioni».

L’altro asse su cui si agisce è quello delle riqualificazioni, che dovrebbero essere facilitate dal principio dell’indifferenza funzionale su molte aree. Significa che non vengono stabilite a priori rigide destinazioni d’uso per le future edificazioni: produttivo, residenziale, le varie forme di terziario potranno essere definite dai privati, entro chiaramente i limiti di legge. Questo per facilitare interventi in alcuni settori della città in particolare, come alcune direttrici d’accesso al centro (via Moroni, via Corridoni sono alcuni degli esempi indicati da Valesini). E come la «dorsale del riuso», in cui è previsto un livello di accessibilità edilizia elevato. «Penso — dice l’assessore — in particolare alle aree che si affacciano sull’attuale e futuro tracciato della tranvia».

Altro obiettivo è semplificare. «Il Pgt è formato da tre documenti. Il documento strategico per antonomasia del Pgt è il documento di piano, che attualmente è composto da 42 ambiti di trasformazione (per esempio la Reggiani, la Fervet…) — spiega Valesini — . Stiamo andando verso un documento di piano che individua un unico ambito di trasformazione che è quello dello scalo ferroviario. Le altre aree rientrano nel piano delle regole». Vuol dire provare a semplificare i meccanismi che entrano in gioco quando si fa una trasformazione urbanistica. «Cambia il meccanismo di calcolo del piano delle regole rispetto al piano attuale — dice l’assessore — . In quello attuale si stabiliva una potenzialità edificatoria massima, che veniva presa come indiscutibile. C’era come contropartita un elenco di prestazioni pubbliche e di opere rigido e predefinito. Questo schema salta.

“Abbiamo visto che questi elenchi di prestazioni pubbliche negli anni tendono a non rispondere alle esigenze reali della città. Ora si definisce un altro tipo di patto e di accordo in cui il dimensionamento è in funzione dei ritorni pubblici che questa trasformazione riconosce. È come il dosaggio di un acceleratore, si va in crescendo in funzione del ritorno pubblico che questa trasformazione genera.”

Francesco Valesini

Tradotto: a partire da un indice minimo di edificabilità su un’area, corrispondente a un minimo di contropartita pubblica richiesta, si sale parallelamente sia con le volumetrie che con le opere o i servizi da fornire alla collettività. «Il plus valore generato dall’edificabilità che il Comune riconosce all’operatore per il 50% deve prevedere un ritorno pubblico — spiega Valesini — . Può sembrare macchinoso, invece rende le scelte, anche quelle politiche, meno ambigue nelle procedure di approvazione».

Per approfondire www.pgtbergamo.it

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