«In 6 mesi 6 mila ai servizi sociali,
65% per la prima volta»

Giovani adulti, italiani, con occupazione resa precaria dalla pandemia. Questo l’ identikit delle nuove situazioni di fragilità economica, che si sono rivolte al servizio sociale del Comune di Bergamo: oltre 1600 persone aiutate dall’Amministrazione, di cui gran parte non conosciute dai servizi delle Politiche Sociali della città.

Comune di Bergamo

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Giovani adulti, italiani, con occupazione resa precaria dalla pandemia. Questo l’ identikit dei nuovi poveri, che si sono rivolti al servizio sociale del Comune di Bergamo.

«Sono elementi che osserviamo come novità e degni di attenzione. È chiaro che il servizio sociale può sostenere le famiglie nella difficoltà momentanea con risorse economiche, ma una risposta vera non può essere solo di tipo assistenziale. Deve arrivare da politiche attive del lavoro che offrano risposte di carattere strutturale».

Marcella Messina, Assessore alle Politiche Sociali

Tra marzo e agosto, data l’ emergenza, è stata istituita una Unità di crisi che, in accordo con tutte le altre forze presenti sul territorio (vigili, uffici anagrafe, Ats), si è quotidianamente impegnata nel rispondere alle molteplici e diversificate richieste dei cittadini. Gli accessi sono stati complessivamente oltre 6000. Il 65% è arrivato da persone che per la prima volta si rivolgevano al servizio sociale.

«Sono stati quindi quasi 4000 gli accessi, compiuti da circa 1600 famiglie, che mai prima avevano avuto bisogno del servizio sociale e che invece hanno potuto essere aiutate grazie a 500 mila euro messi a disposizione dal Fondo Mutuo Soccorso, che permette di dare contributi tra i 300 e 500 euro a seconda del numero di componenti del nucleo familiare. Attraverso l’ unità di crisi abbiamo anche voluto creare una rete tra i diversi soggetti che erogano aiuti per evitare che potessero essere dati alle stesse persone».

Per una fetta degli accessi (circa 2.373) è stata garantita una presa in carico semplice e sono state erogate risposte immediate (buoni spesa, buoni pasto, bollette).

Il grafico predisposto da L’Eco di Bergamo

Un’ analisi più dettagliata compiuta su un campione di 268 persone fa emergere la situazione di chi risente degli effetti del lockdown, con la riduzione del lavoro. La metà dei soggetti ha una età compresa tra i 30 e i 50 anni, il dato arriva a circa il 75% se si amplia a 64 anni, quindi una fascia d’ età giovane e in piena attività lavorativa; quasi la metà dei soggetti è di nazionalità italiana (124), per le persone di origini straniere prevale la cittadinanza marocchina (28), boliviana (22) e bengalese (15).

In generale si tratta per la maggior parte (65%) di persone che non sono mai state prese in carico dal servizio sociale. Infine per il 70% le richieste arrivano da chi non possiede immobili o risparmi che permettano di affrontare una crisi economica.

Le richieste di aiuto sono giunte in particolare da alcuni quartieri della città, con prevalenza dalla Celadina (37), da Santa Caterina (21) e da Loreto (20).

Il trend delle richieste nelle prime sei settimane di Covid, cioè dalla metà di marzo, si è mantenuto costante e vicino alle 400 domande giornaliere. Nelle settimane successive si è ridotto del 50%, ma è rimasto comunque alto fino alla fine di maggio.

Le persone ricontattate dall’Unità di crisi sono state circa 300 in tre mesi. Tutt’ora sono in corso colloqui di approfondimento di nuclei sia conosciuti ai Servizi, sia nuovi, per verificare la condizione attuale. Trecento in tre mesi significa il 10% delle prese in carico annuali del Comune. Un dato significativo e rilevante che, secondo l’ amministrazione, meriterà nei prossimi mesi una lettura nuova.

Se l’ attuale crisi rischia di fare scivolare nella povertà una parte della popolazione, la difficile situazione economica sta rendendo le famiglie povere sempre più povere. Stanno diventando croniche le condizioni di disagio di chi aveva già prima dell’ emergenza sanitaria un Isee inferiore a 10 mila euro.

«Sono persone che, per esempio, risultano beneficiari del reddito di cittadinanza e che portano ai Servizi una grave difficoltà economica vista la mancata ripresa dei lavori sommersi (badanti, pulizie, ecc) che svolgevano. Questi nuclei oltre ad avere accesso ai vari bandi Covid locali, regionali, ministeriali sono spesso persone che hanno una certa età e che quindi non potranno essere ricollocati al lavoro. Non essendo in condizione di riprendere la loro attività in nero, graviteranno intorno ai Servizi sociali in modo importante visto che il loro reddito non risulta sufficiente a coprire le spese fondamentali come affitto, casa, utenze cibo».

Ma in alcuni casi anche famiglie che si trovavano fino al lockdown in una fascia di reddito considerata media (Isee fino a 22/25 mila euro) ora non riescono più a coprire spese che normalmente affrontavano in autonomia.

«Sono quei cittadini che hanno perso uno dei due lavori, che hanno fatto fatica perché la cassa integrazione se non anticipata dai datori di lavoro non è arrivata per mesi».

Le domande pervenute per il sostegno affitto sono state più di 600, quelle per il bando Covid ad oggi ancora aperto circa 100, quelle per il fondo famiglia 500. Si tratta di oltre 1000 persone che prima non chiedevano nulla e che ora hanno domandato un aiuto, tra loro anche piccoli artigiani o negozianti o persone che gestivano bancarelle e mercati che si sono trovati a chiudere l’ attività. I dati, quindi, evidenziano ancora una volta che il nodo vedo riguarda l’ occupazione.

Laura Arnoldi

Azioni a favore del sostegno all’alimentazione attivate in fase di emergenza COVID19

Durante l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus sono stati attivati diverse forme di sostegno all’alimentazione per i cittadini, nello specifico:

· Banco alimentare in collaborazione con Il Banco di solidarietà: al 4 maggio 2020 si sono raggiunti 640 nuclei che ogni 15 giorni ricevono un pacco contenente generi alimentari di prima necessità, donati dalla grande distribuzione, dal Banco Alimentare di Muggiò e dagli Alpini. Il Comune, con fondi propri, ha poi integrato l’offerta acquistando beni per la cura della persona e della casa. Le segnalazioni per il banco, durante l’emergenza, sono state raccolte centralmente e provenivano da PASS, Centralino COVID 19, Caritas, Croce Rossa e Comuni dell’Ambito territoriale 1. Oltre l’attivazione dei volontari del Banco di solidarietà sono stati coinvolti volontari per la consegna dei pacchi. Durante il periodo pasquale alle famiglie sono stati donati colombe, uova di cioccolato e un pacco sorpresa contenente alimenti per la prima colazione e dolciumi. Sempre ad aprile sono state distribuiti agli anziani arance e kiwi donate da Rosarno; a integrazione del banco alimentare è stata attivata una collaborazione con l’Associazione Maite che ha fornito alcune spese solidali alle famiglie in difficoltà segnalate dai servizi sociali comunali.

· Pasti a domicilio: l’Associazione aiuto all’Autonomia — Ol disnà- che gestisce i pasti a domicilio per il Comune nel mese di aprile 2020, dopo un potenziamento del servizio, ha raggiunto la sua capienza massima (400 pasti) motivo per cui è stato attivato un servizio integrativo, in collaborazione con SerCar, con l’offerta di pasti gratuiti per cittadini in difficoltà. Ad oggi vengono serviti circa 700 pasti alla settimana (da lunedi a venerdi con il doppio per sabato e domenica e in caso di festività) per un totale di 100 nuclei. I servizi sociali territoriali hanno contattato tutte le famiglie con esonero mensa scolastica valutandone l’inserimento nel servizio pasti a domicilio e/o l’attivazione del banco alimentare;

· Attraverso l’istituzione del numero unico è possibile per il cittadino fare richiesta del servizio spesa a domicilio realizzata con l’ausilio di volontari;

· Sempre attraverso gli operatori sociali del Centralino e del PASS i cittadini hanno potuto ricevere indicazioni in merito a gastronomie ed alimentari che in alcune zone della città hanno fornito pasti a domicilio;

· Si è dato continuità all’erogazione di contributi economici comunali a sostegno di bisogni primari per utenti segnalati dai servizi sociali;

Si sono erogati 2150 buoni spesa di valore variabile dai 150 ai 700 euro.

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