I monopattini elettrici cambieranno la mobilità delle città (ma con questo decreto sarà tutto più complicato)
Siamo al lavoro per recepire il decreto che disciplina l’uso di monopattini elettrici e hoverboard nelle città italiane. Abbiamo pensato di illustrarvi le criticità del documento firmato dal ministro Toninelli, visto che molti di voi già hanno (o pensano di acquistare) un monopattino elettrico. Ecco l’intervento sul tema dell’assessore Stefano Zenoni: “Un’occasione persa".
“Da un decreto pasticciato non possono che derivare molti problemi”
Non usa mezzi termini Stefano Zenoni, Assessore a mobilità e ambiente del Comune di Bergamo, nel definire il decreto Toninelli che dà il via all’uso della “micromobilità elettrica” (monopattini, segway, ecc.) nelle città italiane, ufficialmente in vigore da fine Luglio e pubblicato qualche settimana fa. Proprio in questi giorni i Comuni del nostro Paese hanno iniziato ad interpretare le nuove norme, riscontrando non poche difficoltà.
“Si intravede un’occasione persa per favorire una mobilità urbana sostenibile, con la dovuta semplicità e chiarezza. Aspettavo speranzoso il decreto per dare il via alla diffusione di questi mezzi, ma il testo lascia più dubbi che certezze”.
Il documento pubblicato spiega che ogni Comune potrà scegliere di avviare un periodo di sperimentazione e di consentire la circolazione, con prescrizioni diverse per ogni tipologia di mezzo. I monopattini elettrici sono il mezzo più diffuso e potenzialmente più utile in ambito urbano. Essi potranno circolare nelle aree pedonali a velocità non superiore di 6Kmh, mentre potranno circolare ad una velocità non superiore a 20 kmh nei percorsi ciclabili, ciclopedonali e nelle strade ordinarie, ma solo se le stesse strade hanno un limite generale per le autovetture a 30 kmh (cosiddette “zone 30”). Il combinato disposto evidentemente complesso di queste prescrizioni rischia di rendere impossibile l’individuazione di percorsi continui sul territorio comunale tali da consentire il raggiungimento di ogni destinazione possibile.
In più, i Comuni che decideranno di aderire alla sperimentazione dei dispositivi per la micro mobilità elettrica, saranno tenuti a installare specifiche segnaletiche stradali per informare la cittadinanza della sperimentazione in corso ad ogni intersezione stradale interessata dalla sperimentazione. Per come è scritto il decreto, se non interpretato diversamente da successive circolari, si corre il rischio di riempire letteralmente la città di cartelli ad hoc, con costi e difficoltà eccessive per i Comuni interessati. Lo sforzo normativo ed economico richiesto ai Comuni stessi servirà infine per una sperimentazione della durata minima di 1 anno e massima di 2 anni. Entro 3 mesi dal termine, i Comuni potranno raccontare la loro esperienza al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con l’incognita che le disposizioni non vengano rinnovate a livello ministeriale.
“Risulta evidente quanto questa norma sia complessa e in che misura scarichi l’onere sui Comuni, generando potenzialmente una situazione disomogenea in ambito nazionale” continua Zenoni.
“Non solo: è, a mio avviso, di difficile applicazione, visto che prevede limiti di velocità e utilizzo diversi in base all’area di utilizzo, laddove sarebbe stato forse più semplice equiparare questi mezzi ai velolocipedi, pur aggiungendo qualche specifica. In questo modo, si generano anche dei rischi: in assenza di norme chiare, gli utenti privati che in queste settimane stanno “correndo” all’acquisto di questi dispositivi, incoraggiati dalla notizia del decreto, li usano in strada a loro rischio e pericolo”.
Il Comune di Bergamo cercherà in tutti i modi di interloquire con gli altri Comuni e le autorità nazionali per chiedere alcune correzioni al testo promulgato e al contempo farà ogni sforzo per legalizzare tali mezzi, laddove possibile e se possibile, per garantire certezza e sicurezza.