Cosa ha detto il Sindaco Giorgio Gori al Graduation Day in piazza Vecchia
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori è salito sul palco di piazza Vecchia per il GRADUATION DAY dell’Università di Bergamo. Ha fatto un discorso molto interessante sui giovani, ma anche sui nuovi scenari del lavoro e della formazione. Ecco quel che ha detto.
“Signor Ministro, Magnifico Rettore, autorità, docenti dell’Università di Bergamo, cari cittadini, desidero dare ad ognuno di voi il benvenuto in questa piazza stupenda; ma è a questi 500 neolaureati, a queste ragazze e a questi ragazzi, e ai loro genitori, che voglio rivolgere principalmente il mio saluto. Partendo dai genitori.
Prima che sindaco sono un papà, con una figlia a pochi mesi dalla laurea, e non fatico quindi a mettermi nei vostri panni e a condividere la vostra emozione. Qualche settimana fa, partecipando alla Millegradini (una corsa non competitiva che attraversa i luoghi di Città Alta), sono tornato con mio figlio Alessandro — anche lui universitario — nell’asilo dove per anni, uno dopo l’altro, ho accompagnato i miei bambini. Ed essere lì con lui, che oggi sfiora il metro e 90 e studia lontano da casa, mi ha messo davanti il film di tutti questi anni, dalla loro infanzia ad oggi, fatto di aule, compagni, maestre, professori, zainetti, verifiche, pagelle, compiti delle vacanze, esami all’università — il film che ognuno di voi conosce e che probabilmente per qualcuno richiama anche difficoltà, sacrifici e dolorosi distacchi. É il film della formazione dei nostri figli, un film meraviglioso, in cui è raccontata l’avventura umana delle nostre famiglie, in cui si declina la nostra primaria responsabilità di educatori e lungo il quale sono state seminate le opportunità che desideriamo ardentemente che i nostri ragazzi possano raccogliere.
Il Graduation Day , che per la prima volta si celebra a Bergamo, grazie ad una bellissima idea del nostro Rettore, non è probabilmente la scena finale di questo film — anche per ciò che dirò tra poco — ma certo immagino sia una scena di straordinaria intensità per ognuno di voi.
Ragazzi — e ragazze! — Vi rivolgo i più grandi e affettuosi complimenti per questa vostra Graduation, per questo vostro traguardo. Quanto avrei voluto, quando è toccato a me, poter partecipare ad una cerimonia come questa! Sembra in effetti di stare in un film americano…solo che negli Stati Uniti, o in Inghilterra, una piazza meravigliosa come questa non esiste, e quindi questa pellicola bergamasca è molto di più, è qualcosa di unico che sono certo ognuno di voi porterà negli occhi e nel cuore per tutta la vita.
Per la mia generazione, per quella dei vostri genitori, la Laurea rappresentava la conclusione del percorso formativo, il suo punto d’arrivo. Ci si laureava e da quel giorno — ammesso che non si fosse già cominciato prima a lavorare — si iniziava a cercare un impiego. Ci fosse stato allora il Graduation Day diciamo che su queste immagini sarebbe comparsa la scritta “The End”, con i titoli di coda. Oggi non è così, e non solo perché per parecchi tra voi ci sarà la Laurea Magistrale, o il Master o il PHD, o altri titoli di studio, ma perché — ed è questa la cosa che oggi vi voglio dire con forza, la cosa che ho imparato nella mia vita e di cui ogni giorno faccio esperienza — non si può MAI smettere di studiare e di imparare.
Fino a pochi anni fa la vita era scandita in stagioni: quella della formazione, quella del lavoro e quella della pensione, del riposo. Una persona passava anni ad accumulare conoscenze per poi, da un certo momento in avanti, spenderle nella sua vita lavorativa. Accumulo e poi sfruttamento, rilascio, di queste conoscenze. Non è più così. Non funziona più.
Lo so, ne siete al corrente. Avrete partecipato a lezioni o a seminari dedicati alla formazione permanente, avrete letto degli articoli. Io ve lo dico per esperienza diretta.
Il mondo corre e cambia ad una tale velocità che non consente di fermarsi, di smettere di imparare. Chissà quanto cambierà ancora nei prossimi anni! E anche il lavoro cambia, e cambierà, e difficilmente ognuno di voi farà UN lavoro. E’ probabile che ne facciate molti, diversi, cambiando via via il vostro percorso, com’è capitato anche a me — e vi invito a considerarla una grande opportunità, una grande fortuna. Che richiederà però la vostra disponibilità ad apprendere ogni volta cose nuove, aggiornando le vostre competenze, e farà appello alla vostra curiosità e alla vostra voglia di rimettervi ogni volta alla prova, ben oltre quella fatidica soglia che per le generazioni del passato è stata rappresentata dalla pensione.
Preparatevi, sarà un’avventura straordinaria, ma non una passeggiata. Se volete che il nostro Paese si occupi di voi — come non sembra troppo interessato a fare — dovete farvi sentire. I cambiamenti che stanno attraversando il mondo, e il nostro Paese, hanno determinato un diffuso bisogno di protezione, che rischia di spingere più verso il passato che verso il futuro. Questo è comprensibile, ma contiene un rischio che ricade soprattutto su di voi, sulla vostra e sulle prossime generazioni.
Preparatevi dunque a farvi sentire, ragazze e ragazzi. Festeggiate oggi la vostra Graduation, continuate a coltivare il piacere di studiare e di imparare cose nuove, per tutta la vita, ma siate anche pronti a lottare per i vostri interessi, perché l’Italia riconosca il vostro valore e dìa al futuro il peso che merita.
E che voi siate bergamaschi o no, italiani o di altri Paesi, ricordatevi di Bergamo: degli anni che avete trascorso nella nostra Università e di questa città armoniosa e accogliente. Nell’arco di 50 anni Bergamo è cambiata e più di ogni altra cosa è stata l’Università a cambiarla, a renderla molto più aperta e internazionale. Così spero che Bergamo abbia un po’ cambiato voi, cari ragazzi, regalandovi la sua bellezza e suoi valori. Tornateci, perché Bergamo sarà sempre pronta a riabbracciarvi.”