“Città Alta, serve un freno al boom degli affitti turistici: un appello a Regione Lombardia”

Il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori interviene sul futuro del centro storico di Bergamo, rivendicando gli interventi portati avanti dalla sua amministrazione e indicando una possibile via da seguire per attenuare gli effetti di un indiscriminata trasformazione degli appartamenti privati in spazi di accoglienza turistica.

Comune di Bergamo
5 min readJan 15, 2019

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“Le polemiche dichiarazioni con cui l’orafo Blumer ha voluto accompagnare la sua scelta di lasciare Città Alta per trasferirsi nel quartiere di Celadina hanno negli ultimi giorni riacceso una discussione — sulla trasformazione del borgo storico, sul suo presunto degrado — che periodicamente si guadagna l’attenzione dei media locali.

Davvero Città Alta si tra trasformando in Gardaland? Pur abitandoci ho sempre l’impressione, di fronte alle dichiarazioni di alcuni storici residenti, che vi serpeggi il fastidio di chi è costretto a condividere con molti altri la fruizione di un bene che per lungo tempo ha potuto godere in esclusiva. Lungi da me prendere la parte dei commercianti, ma partiamo da qui: Città Alta non è solo di chi ha la fortuna di abitarvi. Facciamoci una ragione del fatto –assolutamente positivo — che sempre di più italiani e stranieri ne apprezzino le qualità, e facciamo di tutto per preservarle.

In questi anni l’Amministrazione comunale non è stata con le mani in mano. Sappiamo che il tema principale è la residenza (ovvero conservare in Città Alta un sufficiente numero di cittadini residenti, possibilmente di differenti estrazioni sociali): per questo abbiamo stretto un accordo con Aler che ci ha consentito di recuperare 40 alloggi popolari, portando così a 150 il numero degli appartamenti pubblici assegnati in Città Alta. Non sarà solo per questo ma va segnalato che dopo anni di costante calo la popolazione del borgo storico è sostanzialmente stabile dal 2014 e nel 2017 ha fatto segnare un incremento dell’1%.

Poi c’è la trasformazione del tessuto commerciale: la crescita dei flussi turistici tende a modificare la composizione del mix commerciale adanno degli esercizi di vicinato e delle botteghe artigianali. Per questo, secondo comune in Italia, Bergamo ha utilizzato le nuove disposizioni della legge Franceschini e ha vietato l’apertura di nuovi fast-food e affini.

Infine, per chi lamenta l’”assedio” delle auto, ricordo che il parcheggio di via Fara diventerà l’unico luogo di sosta consentita (e contingentata) per le auto non residenti, consentendo di liberare dalle macchine Piazza Cittadella e Piazza Angelini.

Detto questo, il tema a mio avviso più rilevante, di cui poco si parla, è la massiccia trasformazione degli appartamenti privati in spazi di accoglienza turistica — bed&breakfast e case vacanze — ascapito dell’affitto residenziale di lungo periodo. La legge regionale non pone del resto alcun limite — è sufficiente inoltrare una semplice comunicazione — e non consente ai Comuni alcun tipo di argine. I numeri di cui disponiamo sono approssimativi, ma molto significativi: ai nostri uffici risultano attive in Città Alta 85 strutture ricettive non alberghiere, quasi tutti commercializzate attraverso le piattaforme di Airb&b e Booking.com. Non sono però tutte, poiché sul solo portale di Airb&b, identificabili attraverso il codice di avviamento postale, si contavano ad agosto ben 129 offerte localizzate in Città Alta — segno che molti esercitano in modo abusivo.

Si tratta in ogni caso di un’offerta massiccia, che sottrae spazi vitali alla residenza. Si dice: la ricetta per affrontare il problema è semplice, il Comune dovrebbe dare agevolazioni per l’affitto a lungo termine. Chi lo propone non ha fatto i conti. Dall’affitto di un bilocale in Città Alta è possibile ricavare 6–700 euro al mese, pari a circa 8mila euro l’anno. La locazione per affitti brevi è invece consentita per ben 275 giorni l’anno. A 70 euro a notte,quello stesso bilocale frutta cioè ben 20 mila euro all’anno. Come si comprende non c’è gara e non c’è incentivo che tenga. Se il Comune decidesse di ridurre al minimo l’aliquota IMU a chi affitta a lungo termine, lo “sconto” per quel bilocale sarebbe non supererebbe i 400 euro all’anno.

Le soluzioni vanno quindi cercate altrove, come insegnano le città che prima di noi hanno affrontato il problema. Non c’è una sola ricetta: Berlino e Barcellona hanno vietato gli affitti di durata inferiore a 30 giorni; in Giappone si è imposto un tetto di 180 giorni all’anno per le locazioni brevi; a Parigi il limite è di 120 giorni/anno; ad Amsterdam addirittura di 30. Il Comune di Firenze sta pensando di modificare il regolamento comunale per equiparare il cambio di destinazione d’uso per locazione breve ad una ristrutturazione edilizia, soggetta quindi ad autorizzazione. Non si ha qui la pretesa di sciogliere un nodo evidentemente complesso, ma di questo è necessario parlare, se vogliamo evitare che la quasi totalità degli alloggi di Città Alta prima o poi si veda trasformato in una casa vacanza pubblicizzata sui portali internazionali. Ed è necessario che Regione Lombardia, cui rivolgo qui uno specifico appello, si renda disponibile a modificare la Legge 27 sul Turismo per consentire ai Comuni di salvaguardare almeno gli ambiti urbani più preziosi edelicati.

Molto dipenderà però anche dal senso di “appartenenza” dei proprietari: dei piccoli, ma soprattutto delle grandi proprietà immobiliari, che a questo punto credo debbano sentirsi a tutti gli effetti corresponsabili del destino che attende Città Alta.”

Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo

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