50 anni insieme: le coppie che si sono dette sì nel 1968 lo hanno rifatto (per colpa di Gori) nel 2018
È domenica 11 novembre al Centro Congressi Giovanni XIII. Si celebra la festa “50 Anni Insieme”, un’occasione speciale che il Comune di Bergamo realizza per il secondo anno consecutivo dedicandola a chi nel 2018 festeggia le nozze d’oro. Ecco come è andata.
347 sono le coppie residenti a Bergamo che hanno raggiunto questo traguardo così importante frutto di impegno, dedizione e, forse, anche di un pizzico di fortuna. Di queste, cento hanno aderito all'iniziativa partecipandovi entusiaste con figli e nipoti.
Il ritratto di un’Italia non così lontana nel tempo ma che in quelle foto in bianco e nero, senza trucco, piene di velo e mughetti tra i capelli ha il sapore nostalgico di qualcosa ad oggi raro.
Lo spettacolo ha inizio ed è subito festa.
Accompagnate dalla conduzione di Davide Mengacci, presentatore per eccellenza quando si parla di matrimonio, e dalla band che intona le note pop e rock di quell’anno, trascorrono sugli schermi gli avvenimenti principali del 1968.
Un anno cruciale, passato alla storia per aver consacrato l’amore di queste persone ma anche per aver scosso e segnato il secolo scorso in modo inesorabile con fatti eclatanti, nazionali ed internazionali.
Le immagini degli attentati a Martin Luther King e Bob Kennedy, della morte di Padre Pio, della prima protesta studentesca a Parigi, dell’invasione dei carrarmati russi a Praga, del terremoto nel Belice si rincorrono negli sguardi degli spettatori più o meno immemori precedendo di un soffio quelle più liete: la prima conduzione del Festival di Sanremo di Pippo Baudo; la vittoria di Sergio Endrigo, dell’uscita del film Serafino di Pietro Germi con Adriano Celentano protagonista; l’esordio televisivo del colonnello Edmondo Bernacca alla conduzione del memorabile programma “Il tempo in Italia” che ha accompagnato la sera televisiva di tutti gli italiani per tantissimi anni. Scoppia l’applauso.
Testimonianze storiche, video, fotografiche condite anche in salsa “gossip” grazie ad una carrellata di coppie celebri dell’epoca su cui si cimentano per gioco i ricordi degli ospiti in sala. Imbattibile la signora Francesca in prima fila che sbaraglierebbe di certo la concorrenza a Rischiatutto, se ci fosse ancora.
Molte cose sono cambiate dal 1968, questo è chiaro agli occhi di tutti.
Tra quelle rimaste, certamente c’è l’unione che lega ancora oggi gli ospiti in sala. Lo si comprende scorgendoli mano nella mano mentre inconsapevoli e sorridenti nella leggerezza dello show, fanno da esempio ai loro figli, all’intera comunità e soprattutto a quei giovani che, guardando alla loro felice esperienza, scelgono con speranza di impegnarsi reciprocamente nel matrimonio.
Risuonano in sala le note di “Rose rosse”, un classico cantato da Massimo Ranieri che mille volte queste coppie hanno ascoltato e ballato nelle feste casalinghe di allora dove, tra un lento ed un bignè, Cupido scoccava la freccia.
Poi “La bambola” dell’immortale Patty Pravo, e due successi indimenticabili, facce dello stesso 45 giri a firma Adriano Celentano, “Una carezza in un pugno” e “Azzurro”. A questo punto, qualcuno in sala timidamente canticchia mentre la moglie lo rimprovera — fà sito — sgomitando come a letto quando russa.
Don Michelangelo Finazzi, delegato del Vescovo di Bergamo Mons. Francesco Beschi, sale sul palco ricordando a tutti il senso e il valore della testimonianza. In un mondo difficile come il nostro, ci vuole un “surplus” di fiducia per chi affronta scelte coraggiose come il matrimonio e occasioni come “50 Anni Insieme” sono espressione di questo intento. La Benedizione che segue riempie anima e cuori.
È il momento del premio: l’Assessore ai Servizi Demografici Giacomo Angeloni, che ribadisce la vicinanza dell’Amministrazione alla famiglia e a chi ne incarna l’esempio, consegnando un secondo viaggio di nozze nel Mediterraneo ad una fortunata coppia sorteggiata in sala. “Vorrei visitare la Grecia” dice lo sposo emozionato e incredulo che la sorte li abbia premiati proprio ora. Questo premio si aggiunge alla gift card del valore di 50 euro offerta da Oriocenter e consegnata a tutte le coppie con una rosa all’ingresso.
Infine, tutti in piedi per il rinnovo delle promesse matrimoniali davanti al Sindaco Giorgio Gori che rivendica, con una certa emozione, l’orgoglio di quest’evento che racconta dal vivo la ricchezza di una società dove resistono famiglie così.
“…E ora i mariti possono baciare la sposa!” — conclude il Sindaco con un sorriso.
Applauso di felicità.
Arrivano mano per mano con figli e nipoti a seguito.
Emozionati, quasi quanto quel giorno di cinquant’anni fa, gli sposi percorrono la navata del Centro Congressi Giovanni XXIII riempiendo la platea in attesa della festa. Perché questa seconda edizione di “50 Anni Insieme” è una vera e propria festa spettacolo dedicata a loro.
Il racconto di quattro “sposi d’oro” prende la scena arricchendo di umanità la narrazione degli autori.
I primi sono Dariush e Mariuccia, la loro storia nasce sotto il segno del destino.
Lui, di origine iraniana con papà italiano e mamma dell’alta borghesia di Theran, a 17 anni vince una borsa di studio per frequentare l’Università in Italia e arriva a Pavia come studente della Facoltà di Medicina.
Invitato da un’amica, che mostra per lui una certa simpatia, a fare una gita in montagna a Macugnaga, di quelle organizzate dalla FUCI — Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Dariush si ritrova sotto la neve da solo, per un malanno improvviso dell’amica, e soprattutto seduto sulla seggiovia — fatalità! — a fianco di Mariuccia, studentessa di Matematica Generale, intirizzita dal freddo. Lui, impaludato con un improbabile pelliccia afgana, da galantuomo le offre i guanti.
Nel viaggio di ritorno, il pullman si guasta — altra fatalità! — e lui, che viaggia con lei accanto per averle riservato il posto, si offre di portarle da mangiare evitandole la discesa. Galeotto fu quel pacchetto di patatine con cui giocarono a chi lo finiva prima, a cui seguì il cinema la sera successiva, il primo bacio — perché lui dichiara “non avevo tempo da perdere” — e un lungo corteggiamento fatto di regali, ogni sera, per un anno. Cioccolatini, fiori, profumi e dischi, tra questi The Great Pretender che diventa la colonna sonora del loro amore.
Tutto questo nel 1962. Sei anni dopo, nell’aprile del 1968, arriva il matrimonio, con il benestare dei genitori di Maria, insegnanti della Val Imagna, che non oppongono mai resistenza alla storia della figlia con un uomo proveniente dall’Iran accolto, anzi, da subito come un figlio.
E dopo le nozze, inizia la vita di tutti i giorni a Pavia dove lui fa la carriera da medico urologo, per terminarla a Lodi da primario, e lei da professoressa nella Facoltà di Ingegneria.
Insieme per sempre, quindi, come “Sandra e Raimondo”, dicono gli amici.
Quattro figli — una muore alla nascita ma Mariuccia teneramente la conta — due nipoti e un grande feeling tra i due che si percepisce ancora vivo nelle parole e negli sguardi pieni di passione.
Il segreto della lunga vita matrimoniale? Risponde lei, con la personalità decisa che la contraddistingue e che trapela da quei capelli rossi pieni di immutata bellezza: “Litigare quasi ogni giorno e poi, grazie a me, fare la pace prima di sera, perché mai e poi mai si va a letto con rancore”.
A lui, in tempi non sospetti, una maga a Teheran aveva detto che avrebbe sposato una donna straniera con un nome che iniziava per M…Destino!
Tra gli applausi, sul divano si accomodano Rosanna e Giuseppe, ai quali il fato ha riservato il Giappone.
La storia inizia nel 1963 in una festa in casa, di quelle che si usavano allora, dove i due si incontrano, si conoscono e si piacciono. Più che quella serata, determinante è la sfida sulla neve dove lui, che pensa di fare colpo da provetto sciatore, si vede costretto all’inseguimento di lei davvero spericolata.
Dal racconto sembra che la discesa sia terminata sull’altare cinque anni dopo, perché Rosanna si fa davvero desiderare…come si usava allora.
Un’intensa vita insieme segnata da lunghi viaggi di lavoro di Giuseppe, dirigente d’azienda, e dalla passione per la letteratura di lei, insegnante di francese, oggi poetessa, che culmina in Giappone, destinazione a cui lui aveva detto “Mai e poi mai!”.
Entra invece potente nella vita di entrambi quella meta, il cui perno si snoda intorno alla forte componente spirituale e di dialogo interreligioso del Centro dove sono ospiti. Quel luogo, fondato dal bergamasco padre Franco Sottocornola, diventa fonte di ricchezza per la vita di coppia oltre che per ciascuno di loro.
Nasce lì, infatti, anche una nuova passione da condividere e coltivare: quella per quella terra, la sua cultura l’arte, la letteratura e gli oggetti, da collezionare o restaurare, che ora invadono la casa, persino sotto il letto. Rosanna in Giappone trova nuova linfa per la sua scrittura che diventa protagonista in tutte le pubblicazioni fino ad oggi. Al microfono ci dona gli ultimi versi della lirica composta per i cinquat’anni di matrimonio:
“…È un viaggio, il nostro, che ci è stato concesso
di compiere insieme
sul lungo treno del tempo e della storia
che scorre lungo binari imperscrutabili
fra stazioni di…dolore e stazioni di…felicità.
Noi vi siamo saliti, tenendoci per mano
Con il nostro biglietto in tasca pagato per intero,
da consegnare con animo sereno
a Chi — alla fine della corsa — ce lo domanderà”.